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17/11/2020

Intergenerazionalità, passare dall’esigenza alla pratica

L’esigenza di rafforzare i legami intergenerazionali in Italia è diffusa ma poco praticata, specialmente nei contesti lavorativi e nella politica, nonostante gli italiani siano consapevoli di vivere in un Paese sempre più anziano e siano preoccupati della diminuzione della popolazione dovuta al calo della natalità.

E’ quanto evidenziato in una ricerca condotta da Manageritalia con AstraRicerche nel 2018, oggetto di approfondimento nel libro “Diversity management, generi e generazioni per una sostenibilità resilienze”, pubblicato di recente, di cui si parlerà nel secondo degli allenaMenti di sostenibilità, organizzato da Prioritalia il 18 novembre.

 

Dallo studio emerge che, anche se solo metà (52.6%) del campione intervistato conosce il concetto di intergenerazionalità, ben il 76.8% lo valuta positivamente (35.5% molto, 41.3% abbastanza), con valori progressivamente crescenti in proporzione all’età e con maggior favore presso le donne.

Il principale nodo da risolvere riguarda l’applicazione concreta del concetto di intergenerazionalità, che viene considerato “praticato” soprattutto nelle attività di volontariato (54.3%) e in famiglia (55.1%) e meno nelle relazioni interpersonali (42.1%) nelle aziende (31.1%) e nella politica (23.9%).

 

Una contraddizione, visto che gli italiani sono consapevoli dei cambiamenti demografici che li attendono: nove su dieci (l’89.3%) sa che l’Italia ha un’età media sempre più elevata; tre su quattro (il 75.1%) che il fenomeno continuerà negli anni a venire e il 60.5% che la popolazione diminuirà.

Una tendenza ritenuta generalmente preoccupante, innanzitutto in relazione alla presenza di pochi bambini e ragazzi nella società (per 80.9% del campione) e in misura minore ma comunque maggioritaria, al 60.0%, per la crescita percentuale degli over65enni.

 

Per affrontare il fenomeno si chiedono soprattutto politiche a sostegno della natalità (75.5%), servizi dedicati (74.7%) e sgravi fiscali (68.6%) più che trasferimenti monetari (47.5%) a fronte di una situazione attuale valutata in modo molto negativo: solo il 19.9% ritiene che ci siano già politiche pro-natalità e solo il 16.2% le ritiene efficaci.

 

Un altro elemento di riflessione riguarda gli atteggiamenti che segnano le relazioni tra le diverse fasce d’età: i 20-40enni vogliono stare con i 50-65enni solo nel 22% dei casi, mentre i 50-65enni con i 20-40enni nel 43% dei casi. I giovani non pensano di poter essere di ispirazione per i meno giovani (solo 12%) mentre il contrario vale per il 33% dei 50-65enni. L’ammirazione dei giovani verso i meno giovani (31%) non è ricambiata (13%), così come l’invidia per la fase storica in cui sono nati (21% vs 5%).

 

L’incontro del 18, che affronterà insieme i temi della diversità tra le generazioni e tra i generi, sarà l’occasione per orientare il dibattito pubblico – partendo dalla comunità manageriale – affinché l’esigenza diffusa di fare un “salto culturale” si traduca in un’evoluzione dei comportamenti, delle pratiche, nelle persone e nelle organizzazioni.


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