28 novembre 2019
Come riaccendere i “tre poteri” nelle
persone
Per cogliere le opportunità di miglioramento e andare
oltre gli ostacoli si possono utilizzare questi tre “poteri”:
1.
il
potere del pensiero logico, per evitare dispersione ed inefficienza;
2.
il
potere del pensiero immaginativo, combinazione di intuizione, creatività e
lungimiranza, per immaginare ipotesi e soluzioni in prospettiva;
3.
il
potere dell’autoefficacia, di percepire la sensazione che si è all’altezza di
affrontare una certa sfida.
Per
acquisire questi poteri, allenarli ed utilizzarli al meglio è necessario il verificarsi
di alcune condizioni ambientali quali:
capacità
di concentrazione elevata;
consapevolezza
di sé e sensazione di “controllo rilassato”;
bilanciamento
tra attività mentale e movimento fisico;
ricezione
di stimoli naturali e non artificiali;
confronto
con alleato che fornisce feedback costanti e “puliti”.
Il piacere della scoperta, oltre le routine aziendali
Poiché la routine è alienante e limita le potenzialità, bisogna cercare nuove modalità di attivazione, superando il rumore bianco che stanca il cervello in ufficio. Come? Esponendosi alla natura, come sostengono molti studiosi tra cui Stephen Kaplan e Roger Ulrich.
E’ noto che l’effetto positivo delle attività di formazione outdoor e di team building tende a svanire dopo un certo periodo di ritorno alla routine. Il fatto di frequentare contesti naturalistici nel tempo libero permette alle persone di rigenerarsi ma non sembra sufficiente per affrontare la complessità delle sfide, specialmente quelle che si pongono ai manager, vista anche l’assenza di legami diretti con l’efficacia e la produttività.
Per superare la dicotomia tra contatto con la natura e produttività, ritengo utile sviluppare un nuovo approccio culturale, finalizzato a valorizzare i saperi impliciti - fatti di informazioni, intuizioni, esperienze - al quale è spesso difficile attingere, partendo dal presupposto che la natura non sia una panacea per ogni male ma un
habitat favorevole ad allontanarsi dall’ufficio per riaccendere le proprie capacità.
Contatto con la natura, ma non solo
La proposta che ho elaborato si basa sull’organizzazione di percorsi a piedi e/o in auto in cui si dosano dialogo e silenzio, movimento del camminare con pause di contemplazione, paesaggi svuotati di stimoli artificiali, esposti alla wilderness.
Un modo di fare formazione, consulenza e coaching che in Abruzzo – dove vivo da oltre dieci anni – trova un terreno particolarmente fertile, visto che oltre il 30% del territorio regionale si trova in aree protette, dai Parchi Nazionali alle Riserve Naturali, e vista la varietà e la ricchezza degli ambienti, in primis quelli montuosi.
Tra le location più utilizzate per questi percorsi formativi itineranti c’è il Parco Nazionale della Majella, uno scenario di alto Appennino molto suggestivo e selvaggio dove si arriva facilmente dalla direttrice adriatica, da Roma o in aereo via Pescara.
Manager che fanno un salto in Abruzzo
Dopo diverse esperienze con manager e imprenditori,
sia della zona sia arrivati da più lontano, in particolare dal nord Italia, ho
codificato questa attività definendola tramite il metodo Natura di Manager e i
servizi Itinerari di Coaching.
L’approccio innovativo si centra sull’instaurazione di un rapporto di fiducia con le persone, derivante dallo svolgere un percorso insieme.
Un percorso che, sia metaforicamente sia nella pratica del suo svolgersi, parte dal basso, dal mare, e dopo alcune tappe arriva sulle montagne. Il cammino porta dunque ad avere una “visione dall’alto”, sia del paesaggio in sé sia delle questioni aziendali e/o personali su cui ci si vuol focalizzare, che vengono poi affrontate tramite un dialogo di carattere maieutico e strategico, ponendo l’accento sulle aspettative e sugli obiettivi da raggiungere.
Oltre alla soddisfazione dei singoli manager – e a cascata delle aziende in cui operano – questa attività permette di costruire forti legami con il territorio, in particolare con le micro/piccole e medie imprese attive nel campo della dell’ospitalità.
Apparentemente vicino al turismo esperienziale, di cui sicuramente coglie qualche spunto, il focus di questa proposta formativa itinerante (che esprime il suo massimo potenziale quando svolta in forma individuale o per piccolissimi gruppi) è e resta lo sviluppo delle competenze, attraverso l’allenamento ai poteri del pensiero logico, dell’immaginazione e all’autoefficacia.
Grazie anche all’esperienza professionale precedente, la mia proposta mira al potenziamento di competenze manageriali ad ampio spettro - soft skills, coaching, mindfulness, crescita personale, strategia aziendale, oltre a quelle funzionali all’orientamento e alla creazione di una relazione basata sull’empatia e la fiducia – e si integra con programmi di consulenza, formazione e coaching più tradizionali.
Il valore aggiunto della
contaminazione
Oltre all’importanza del vissuto mi muove, in
questa attività, la passione per la natura e il territorio dell’Abruzzo, per le
sue bellezze e per le persone che ne animano la vita di ogni giorno. Fin dallo
slancio iniziale con cui mi sono impegnato nel progetto sono convinto che
l’idea di poter unire l’utile al dilettevole, la ragione dell’ufficio con il
significato profondo del rapporto con la naturalezza, tramite nuove modalità di
formazione professionale e sviluppo del potenziale umano.
Spero che questo approccio si consolidi e si diffonda, nella convinzione che possa generare positività tanto a livello sociale ed economico sul territorio dell’Abruzzo, quanto soprattutto a livello di contaminazione culturale, nella consapevolezza che la comunità manageriale possa trarre giovamento dalla commistione tra le capacità e le visioni di chi - come me personalmente e come Fondazione Prioritalia – opera per connettere le diversità di territori, aziende e manager.
Antonio Cecere
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28 novembre 2019